COME INIZIA UN RESTAURO Sulla via principale dell’antico Borgo di Formello, che unisce la Porta da Capo alla Porta da Piedi, l’attuale via XX Settembre, circa a metà percorso, si trova l’antica Chiesa di San Michele Arcangelo, inserita nell’elenco delle parrocchie di Formello del 1236, ma di più antica fondazione come testimonia il campanile romanico, unica emergenza medievale rimasta, restaurato alla fine del XVI secolo, perché colpito da un fulmine.
La Chiesa fu ristrutturata tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento quando, pur mantenendo un’unica navata, furono addossati alle pareti nuovi Altari decorati da eleganti stucchi e l’abside fu tagliata da un imponente Altare maggiore, con una maestosa fronte in stucco lavorato che incorniciava la grande tela, raffigurante l’Arcangelo Michele.
Ancora frequentata negli anni Cinquanta, la Chiesa, priva di funzioni liturgiche, era poi stata abbandonata al totale degrado, malgrado la Soprintendenza, per restituirle agibilità, nel 2002, avesse fatto eseguire interventi strutturali alla pavimentazione, al tetto e al campanile.
Nel novembre 2015 l’Archeoclub di Formello, presente sul territorio dal 1979, e impegnato a svolgere, in collaborazione con le Istituzioni e gli Enti locali, attività di tutela e valorizzazione del Patrimonio artistico e culturale, consapevole del significato storico e affettivo che questo luogo di culto aveva per la Comunità, ma consapevole anche della possibilità che il monumento rivelasse testimonianze di pregio, come suggerivano le poche tracce di decorazione muraria visibili sotto l’intonaco chiaro, ha “adottato” la Chiesa, elaborando il progetto “Un futuro per il nostro passato”.
In occasione del Giubileo della Misericordia del 2016 l’Archeoclub decise di restituire ai Formellesi un luogo di culto ricco di memoria e presente da sempre nel paesaggio urbano. Dal momento che il monumento è di proprietà della Curia di Civita Castellana, fu interpellata l’autorità ecclesiastica, la quale volentieri concesse l’autorizzazione a procedere, purché l’Associazione ne sostenesse totalmente le spese.
I lavori di restauro sono stati condotti dalla dottoressa Stella Mitri, sotto la supervisione della dottoressa Isabella Del Frate, storica dell’arte, funzionaria della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale.
Nell’inverno 2016 la coraggiosa opera di recupero è iniziata sulla parete sinistra della navata centrale, dove l’altare secentesco dedicato a San Carlo Borromeo era stato in parte sovrapposto ad un affresco di cui si intravedevano frammenti e grande è stata la soddisfazione nel vedere riaffiorare una Santa Lucia di pregevole fattura, databile alla seconda metà del Cinquecento.
Giova qui infatti ricordare il fenomeno storico e religioso del pellegrinaggio medievale, i cui percorsi sono stati oggetto di attenti studi in occasione del Giubileo del 2016. Da Roma , meta tradizionale dell’antica Via Francigena che collegava la città di Pietro a Canterbury, si dipartiva la Via Sacra Longobardorum , o Via Micaelica, che raggiungeva il santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo sul Gargano, luogo privilegiato di devozione sin dai tempi della dominazione longobarda (VII secolo) e legato a credenze molto radicate, che hanno enfatizzato il culto di San Michele, venerato per aver sconfitto gli Angeli ribelli e cacciato Lucifero nelle viscere della terra. La Chiesa di Formello, dedicata all’Arcangelo, si troverebbe dunque lungo un tracciato del percorso micaelico.
Il primo successo, il recupero dell’affresco di Santa Lucia, confermava l’importanza di restituire la Chiesa alla Comunità ed ha permesso all’Archeoclub di coinvolgere nel progetto di restauro altri soggetti, uniti in positiva sinergia. Sono giunte sponsorizzazioni di Enti, Associazioni e di tanti privati che hanno promosso iniziative o dato personali contributi, e quello che possiamo già ammirare è motivo di stimolo a proseguire con immutato entusiasmo.
Il primo altare sulla parete destra è dedicato a Santa Caterina (XVII secolo) e presenta una profonda nicchia che conteneva una statua della Madonna, andata perduta.
Il secondo altare è dedicato a Santa Lucia, (1630) e fu sovrapposto a una nicchia affrescata in cui si intravede una figura femminile. La tela che decorava l’altare, raffigurante Santa Lucia tra santi francescani e domenicani in adorazione della Madonna, di scuola raffaellesca, è stata rimossa temporaneamente e restaurata.
Contrasta con la semplicità della struttura architettonica l’imponente altare maggiore in stucco decorato, sopraelevato di alcuni gradini, che chiude l’abside e incornicia la grande tela, raffigurante l’Arcangelo Michele, ad ali spiegate e avvolto in un ampio manto rosato drappeggiato, in atto di colpire Lucifero, ai suoi piedi, sconfitto. L’originale del 1624, opera di un artista di scuola romano-emiliana, è stato restaurato e momentaneamente rimosso, ma data la centralità che riveste questo arredo, l’Archeoclub ne ha fatto realizzare una riproduzione fotografica su tela, ad altissima definizione. Sulla calotta dell’abside sono visibili un Cristo in mandorla di cherubini di fine Quattrocento e tracce di un San Giovanni e un Sant’Antonio, lasciando presumere che tutta la volta sia affrescata, ma coperta dall’intonaco.
La grande sfida del recupero di quanto fosse nascosto sotto l’intonaco dell’intera zona presbiteriale, oggi, si può dire con orgoglio che ha avuto successo. Sul lato sinistro della navata all’angolo con la conca absidale nel 2018 il prezioso restauro ha restituito una finissima struttura architettonica decorativa, recante lo stemma degli Orsini (XV secolo) e un gruppo di angeli in adorazione, nell’atto di scostare un raffinato drappo. Una nicchia oggi murata lascia sospesa l’identificazione della Figura Sacra venerata, certamente oggetto di grande devozione, perché, proseguendo il restauro a destra, si completa la grande scena di adorazione con l’altro lembo del baldacchino ed altri angeli, e la parete presenta numerose tracce di colature di cera e fiammate di candele votive.
L’apertura di una delle due monofore dell’abside ha eliminato una figura che sembra rappresentasse l’Arcangelo, a giudicare da un frammento di gamba protetta da schiniere e da una mano armata di spada. Al centro della conca è rappresentato il raro “Miracolo del Gargano”, nei due momenti successivi del toro prigioniero della grotta, e dell’apparizione dell’Arcangelo Michele al Vescovo di Siponto. Sulla superficie a destra della monofora compare una teoria di Personaggi del clero. Tutta la fascia del tamburo della calotta absidale è in corso di restauro (2020), finanziata da fondi reperiti tramite il mecenatismo dei soci dell’Archeoclub.
Alla parete sinistra della navata sono addossati due altari barocchi finemente decorati, ma purtroppo molto rovinati: il primo, dedicato a San Carlo Borromeo, è stato sovrapposto all’affresco di Santa Lucia, che il recente restauro ha restituito in buona parte; il secondo è intitolato a Santo Stefano e racchiudeva una tela secentesca col martirio del Santo, restaurata, ma molto lacunosa. A fianco si apriva l’accesso, oggi murato, alla cappella di Sant’Andrea, quadrangolare con volta a crociera con costolature in pietra, probabilmente affrescata; l’ambiente è proprietà privata.
In controfacciata, la Comunità a fine Settecento fece allestire la Cantoria, un soppalco ligneo a colonnine policrome, che merita a sua volta il recupero.
La piccola Chiesa di san Michele Arcangelo, oggi è tornata. Il visitatore occasionale può rimanere sconcertato nel vedere quanto ci sia da lavorare ancora per ritrovarla nella sua integrità artistica, ma non potrà non condividere la meraviglia davanti alla bellezza di quello che si è potuto recuperare e la determinazione ad andare avanti, per sorprenderci ogni volta. E’ comunque tornata nel centro del suo borgo antico, nel cuore dei cittadini, sul sacro percorso dei pellegrini che da secoli compiono il viaggio di Fede.
Renata Plessi Compagnoni
Editing Carla Sisto Canali